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L'intervista di Gianna Caiazzo



Intervista realizzata da Valentina Intervista realizzata da Valentina

Abbiamo intervistato Gianna Caiazzo!

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Ciao Gianna Caiazzo, raccontaci...


Da quanto tempo sei diventata blogger e cosa ti ha spinto ad aprire il tuo blog ?


Sono diventata blogger nel 2007 quando ho creato un blog legato al sito web "vongolen@pulitane : Napoli - lingua e cultura nel quotidiano". Il nome "vongolenapulitane" deriva dal fatto che il primo nucleo del sito era costituito da una collezione di strafalcioni in napoletano, da me personalmente sentiti ed annotati nel tempo, che a Napoli vengono definiti “vongole”. La pagina si è però subito arricchita di nuovi simpatici argomenti, tutti inerenti alla cultura e, soprattutto, alla lingua napoletana, cosa che ha reso naturale la nascita di un blog, "vongol@blog", appunto, che potesse dare l’opportunità ai lettori di esprimere i propri commenti, le proprie richieste e suggerimenti.

Come è cominciata la tua storia d'amore con la cucina ?


Vengo da una famiglia dove le tradizioni culinarie venivano sempre rispettate. Dai miei genitori ho imparato che ogni festività, ogni ricorrenza, deve essere onorata con il suo piatto tradizionale ed è per questo che nei miei ricordi di bambina non manca il profumo della pastiera messa a cuocere di sera per poi ‘seguirla’ fino a tardi, del concentrato di pomodoro che sfrigola nell’olio, con l’aggiunta di una “cucchiarella” di sugna, per fare il ragù della domenica, dei peperoni arrostiti sul fuoco che segnavano l’inizio dell’estate…
Ancora oggi la mia cucina risente, in larga parte, dell’abitudine della mia famiglia, e di molti napoletani, di attribuire, di base, un piatto ad ogni giorno della settimana. Ed ecco che facilmente il lunedì sarà giorno di legumi, il martedì di salsa, il giovedì di polpette e al sabato, in inverno, un bel piatto di brodo di carne.

Come è nata l'idea di scrivere le tue ricette in napoletano ?


La lingua napoletana possiede una musicalità che sa di volta in volta esprimere dolcezza, passione, drammaticità ma anche allegria e ironia, qualità, queste, che ben descrivono il carattere partenopeo.
Scrivere le ricette in napoletano significa per me poter far immaginare a chi legge il momento esatto in cui un napoletano prepara un piatto, cercando di descrivere, anche con l’uso dei termini più appropriati, i colori e i profumi di una cultura culinaria antica ma ancora molto presente nella vita di tutti i giorni.

Cosa hai voglia di condividere con i tuoi lettori attraverso le pagine del tuo blog ?


Scrivo poesie in napoletano e questo mi ha portato a dovermi approfondire sull'uso corretto della lingua napoletana scritta. Con il tempo mi sono appassionata sempre di più a questa ricerca e grazie ai risultati ottenuti, alla conoscenza acquisita, ho iniziato a proporre in napoletano tutto ciò che potevo, anche con l’ausilio della grafica: Biglietti di auguri, targhette personalizzate, gif animate, traduzioni di aforismi, poesie, e ricette, appunto. Pubblicando questi lavori, mi sono accorta che riscuotevano un certo apprezzamento ed ho capito che era anche proprio la lingua napoletana a suscitare interesse e curiosità. Allora mi sono data un compito: cercare, nel mio piccolo, di contribuire alla conoscenza e alla diffusione di questa bellissima lingua, spesso in modo ludico ma sempre quanto più possibile corretto ed accurato. Da qualche anno, inoltre, vongolen@pulitane ha una pagina Facebook resa viva dall'interesse e la partecipazione dei suoi amici che l’arricchiscono giorno dopo giorno con il loro contributo fatto di domande e risposte sulla lingua, e racconti di esperienze personali legate alle tradizioni.

Qual è l'utensile culinario o l'ingrediente dal quale non ti separeresti mai ?


Anche se “i ferri fanno il mestiere” credo che, almeno in via provvisoria, sarei capace di inventarmi un attrezzo rudimentale con qualsiasi materiale trovassi a portata di mano, pur di raggiungere il mio scopo. Adoro la pasta, ma non riesco ad immaginare una cucina senza il colore ed il calore del pomodoro.

La cucina napoletana ti ispira, quale piatto classico meriterebbe di essere riportato in auge ?


La maggior parte dei napoletani, anche nella quotidianità, si rifà molto alla cucina classica. Se un piatto non trova spazio o ne trova poco nella cucina di tutti i giorni è perché oggi è ritenuto impegnativo o poco economico, oppure non si confà ad un’alimentazione al passo con i tempi che esige comunque un compromesso tra gusto e salute. Penso ad una bella, ma davvero “sostanziosa”, minestra maritata. Purtroppo, però, c’è anche da dire che le nuove generazioni, con i loro gusti e le loro abitudini “moderne” in campo alimentare, contribuiscono molto al riadattamento del menu familiare.

Qual è la più bella esperienza che hai fatto grazie al tuo blog ?


Sin dagli inizi mi ha sempre entusiasmato molto qualsiasi commento positivo sul mio lavoro che mi desse la conferma di aver fatto bene. Mi capita spesso di essere contattata da lettori che mi chiedono informazioni sulla lingua napoletana, che mi esprimono il loro apprezzamento sulle mie poesie e le mie ricette in napoletano o sul mio modo di scriverlo in generale. Tra questi anche veri conoscitori della lingua partenopea il che, ovviamente, mi lusinga molto. Di recente, inoltre, ho avuto il piacere di essere contattata da una nota giornalista e scrittrice che mi ha chiesto consigli sul come tradurre alcuni brevi dialoghi di un suo libro di recente uscita. Un'altra cosa che mi ha molto gratificato è aver ricevuto una breve citazione sul quotidiano “la Repubblica.it” per una fortunata versione napoletana delle schede del referendum del giugno 2011, quello sulla privatizzazione dell’acqua, per intenderci.

Qual è stata la tua più grande sfida culinaria ?


Fare una cosa per la prima volta rappresenta per me sempre una sfida ma (e ne dico una per tutte) fare le zeppole di san Giuseppe al forno e farle venire alte come quelle che vendono in pasticceria…
Per quanto riguarda la cucina non partenopea invece, devo dire che provare ad ‘incocciare’ il cous cous è stato davvero molto impegnativo.

Per te cucinare è....


Una bellissima alchimia.

Un'ultima parola o un messaggio per i nostri lettori ?


Vi saluto citando un’ iscrizione posta sull'ingresso di quella che fu nel Seicento una famosa taverna napoletana, detta "del Cerriglio" e frequentata dal grande Caravaggio.
" Magnammo, amice mieje, e ppo vevimmo nfino ca nce sta ll'uoglio a la lucerna: chi sa’ si all'auto munno nce vedimmo! Chi sa’ si all'auto munno nc'è taverna!"
(Mangiamo, amici miei, e poi beviamo finchè c’è olio nella lampada: chissà se all'altro mondo ci vedremo, chissà se all'altro mondo ci sarà una taverna.)
Ovviamente, senza esagerare!



Grazie Gianna Caiazzo per aver risposto alle nostre domande. A presto!
Articolo Pubblicato da Valentina - 17/10/2013



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